Pappataci


Col termine pappataci si intendono ditteri ematofagi appartenenti alla famiglia Psychodidae, sottofamiglia Phlebotominae; il nome viene dalla loro capacità di volare senza emettere suoni udibili e dalla capacità di pungere senza che il soggetto se ne accorga: pappataci (mangiare in silenzio). Altro nome con cui vengono indicati è flebotomi (tagliatori di vene).

Sono piccoli insetti alati (2-3 mm) di colore giallo-pallido o giallo-ruggine, coperto da lunghi e fitti peli; il torace e l’addome formano un angolo quasi retto. Le ali sono grandi, pelose e di forma subovale. Come per le zanzare, la femmina ha un bisogno proteico per far maturare le uova e quindi è ematofaga. Dalle abitudini crepuscolari o notturne, attaccano molte specie di animali e poi si rifugiano nelle fessure del suolo, nelle grotte, nei ruderi, nelle tane di animali e nei muretti a secco così tipici della nostra regione.

Le larve, difficilmente raggiungibili ed identificabili si sviluppano in ambienti bui ed umidi (fessure, crepe del terreno, cavità del suolo) e si nutrono di sostanze organiche in decomposizione (foglie marcescenti, escrementi di roditori, cellulosa). Nelle condizioni ottimali di temperatura ed umidità la larva raggiunge le dimensioni massime di 5 mm (4°età) in 15-20 giorni e tutto il ciclo biologico si esplica in 40-45 giorni. In Italia si riescono ad avere sino a 4-5 generazioni anno. Lo svernamento avviene allo stadio larvale con farfallamento in primavera. Oltre il fastidio causato dalla puntura che diventa molto pruriginosa, uno dei principali problemi legati a questo piccolo insetto è la Leishmaniosi di cui sono vettori e che provoca grossi problemi soprattutto ai cani. La leishmaniosi, inoltre, è un' antropozoonosi, cioè una malattia trasmissibile, in alcune particolari condizioni, anche all’uomo.

Molto importante è tenere presente che la leishmania non viene trasmessa direttamente da cane a cane o da cane a persona: il protozoo infatti, per diventare infettante, deve prima compiere nel flebotomo una parte del proprio ciclo biologico. La vicinanza o il possesso di un cane infetto comportano dunque un rischio epidemiologico per l'uomo del tutto risibile, visto che in una zona endemica saranno molti milioni i pappataci infetti potenzialmente in grado di pungere.

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